Se
ogni narrazione ha soglie, come scriveva Algirdas J. Greimas, anche le città hanno accessi,
confini e contorni. Napoli è spesso stata
conquistata da sotto, profittando dell’antico
acquedotto greco, e dunque ha un cospicuo
contorno senza luce, fatto di acque buie e
antiche; chi accede alle sue bellezze per secoli l’ha fatto dal mare, poiché da terra il viaggio è lungo e faticoso. E se il cuore vecchio della città pulsa senza
sole e senza mare, come dipinge Caravaggio e
narra Ortese, i contorni, anche i più
distanti, come i magnifici Campi Flegrei, sono
invece invasi di luce. […] Carlo Desideri ha
compiuto questa radiografia delle coste e dei
narratori, inseguendo con gli scatti i luoghi
infinitamente narrati da scrittori e
viaggiatori. E’ il libro di un flâneur, naturalmente, di un divagatore: benché Napoli sia faticosa da camminare
– traffico, folla, rumore, smog – rimane anche
una delle poche città al mondo dove la passeggiata
è infinita e, strato dopo strato, si rivela, anche
a distanza di anni, sempre diversa, sempre nuova: o
è nell’occhio di chi guarda che la ripetizione si
conforma in tradizione, in rinnovo e
citazione, in infinita e caleidoscopica
riproduzione? Il libro di Carlo Desideri è il
ritratto di quest’araba fenice di cui tutti
parlano e che nessuno può tenere in mano. […] Che Napoli sia la
sommatoria di tante città invisibili è una
delle ipotesi. Che sia l’orologio rotto che
segna l’ora solo una volta al giorno, come
scriveva Domenico Rea, è anche un’ipotesi
probabile. Di certo, occorre accettare che
quest’infinito luogo del divagare e del
fantasticare non cessa di proiettarsi intorno,
spesso suo malgrado.
(dalla prefazione al libro di Antonella Cilento)