Autore: Enrico Nicolò
Testi: Andrea Attardi, Franco Carlisi, Annarita Curcio, Manuela De Leonardis, Carlo Gallerati, Barbara Martusciello, Enrico Nicolò e Augusto Pieroni
Pagine: 112
Lingua: Italiano/Inglese
Anno: 2015
Formato: 220×220 mm.
Confezione: brossura filo refe
Immagini: 51 fotografie analogiche a colori – cinquanta da pellicola invertibile (diapositiva) e una da pellicola negativa
ISBN 978-88-95388-22-9
€ 24,00
Tale progetto estetico, narrativo e “scientifico” intende anzitutto suscitare nell’osservatore una riflessione sulla soggettività dello sguardo. Su quello che vediamo o che crediamo di vedere.
In filigrana, questo sistematico itinerario visivo verso la rarefazione e l’informe costituisce per l’autore anche la rappresentazione di un cammino di semplificazione, verso un’essenzialità trasfigurata, che può avere a che fare «con la purificazione dello sguardo e con la spoliazione esistenziale che si sperimenta percorrendo i tracciati della vita. E con un viaggio visionario, contemplativo, se non spirituale, mistico. Verso la luce. Verso l’Assoluto. Durante il quale, alla staticità del contemplare si accompagna la dinamicità del procedere.».
La classificazione operata da Enrico Nicolò del proprio materiale iconografico, ordinato in cinque classi a fuori fuoco incrementale, corrisponde altresì a un suo tentativo, di natura sperimentale e teorica al contempo, di “razionalizzare” una materia (quella dello sfocato, del mosso creativo, del sovraesposto/sottoesposto e del loro utilizzo congiunto in modi assortiti) che, nel panorama generale della fotografia contemporanea, appare da tempo frammentata in tante produzioni, diverse ma affini, di numerosi fotografi. La schematizzazione proposta rappresenta allora anche un contributo metodologico, che offre, prima di tutto all’osservatore, una generalizzazione e una “sistematizzazione” della materia considerata e una chiave di lettura, ovvero una modalità di inquadramento secondo una plausibile griglia interpretativa.
Annarita Curcio, nell’Introduzione generale, scrive:
«Partiamo […] dalla parola che dà il titolo al libro: photoblurrygraph. Creata dallo stesso Nicolò, essa è piuttosto una sorta di endiadi, in quanto è il risultato di una felice combinazione delle parole photograph, fotografia, e blurry: indistinto, indefinito o annebbiato. Già, perché la serie fotografica qui raccolta nasce da un moto ben preciso: scompaginare il mondo delle forme per ripresentarcele indistinte, appunto, più o meno irriconoscibili».
E ancora:
«[…] il colore disintegra l’identità della forma, sia essa un paesaggio, un elemento architettonico; il risultato è una fusione totale di oggetto e spazio, inteso, quest’ultimo, come fenomeno cromatico e luminoso, alla ricerca di una libertà totale e nel rifiuto di ogni processo canonico di rappresentazione. L’attenzione del fotografo si sposta dal soggetto rappresentato al processo creativo. Si impone così l’idea che la fotografia sia creazione piuttosto che imitazione e che l’appropriazione della realtà sia non più di tipo “razionale”, ma percettivo, emotivo, irrazionale.».