Scatti in bianco e nero dai quattro
angoli del pianeta che inseguono la ricchezza e la varietà dell’umano
nelle sue variegate manifestazioni; immagini che coniugano in modo
sapiente lo spiazzamento formale e il gusto per una composizione
classica che ricerca la profondità della visione e l’equilibrio degli
elementi figurativi. Cuppini è davvero, in questo lavoro itinerante, il
curioso con la macchina fotografica che impressiona il reale guardandolo
da una distanza ravvicinata, l’artista in grado di trasformare la vita
in spettacolo per gli occhi e la mente.[…]
Con questo spirito, inevitabilmente, i protagonisti di questi
incontri sono spesso i bambini nei cui silenzi avvertiamo domande già
adulte; oppure sono gli uomini sconosciuti incontrati sotto un tunnel o
sulla spiaggia seguendo ombre e suoni proiettati sulla sabbia o
ascoltati in una cerimonia. Intorno a quest’umanità l’Autore
perspicacemente rileva le tracce di vita e di morte, ovvero i simboli
creati dall’uomo per comprendere, per collegare, per affermare il
bisogno tutto esistenziale di comunicare e che si esprime in un graffito
come in una preghiera. Simboli che leggiamo come gli “equivalenti” di
Stieglitz, disposti, quindi, ad interpretarli anche di là del dato
referenziale spostandoci verso altri e plausibili significati.[…] Pippo
Pappalardo, Atlante di incontri.